Domanda del 28.10.2020

DOMANDA: 𝐈𝐧 𝐦𝐚𝐭𝐞𝐫𝐢𝐚 𝐝𝐢 𝐚𝐩𝐩𝐚𝐥𝐭𝐢 𝐩𝐮𝐛𝐛𝐥𝐢𝐜𝐢 𝐝𝐢 𝐥𝐚𝐯𝐨𝐫𝐢 𝐬𝐮 𝐛𝐞𝐧𝐢 𝐝𝐢 𝐢𝐧𝐭𝐞𝐫𝐞𝐬𝐬𝐞 𝐜𝐮𝐥𝐭𝐮𝐫𝐚𝐥𝐞, 𝐥’𝐢𝐦𝐩𝐫𝐞𝐬𝐚 𝐜𝐨𝐧𝐬𝐨𝐫𝐳𝐢𝐚𝐭𝐚 𝐜𝐡𝐞 𝐢𝐧𝐭𝐞𝐧𝐝𝐚 𝐩𝐚𝐫𝐭𝐞𝐜𝐢𝐩𝐚𝐫𝐞 𝐞 𝐜𝐡𝐞 𝐧𝐨𝐧 𝐩𝐨𝐬𝐬𝐢𝐞𝐝𝐚 𝐢 𝐫𝐞𝐪𝐮𝐢𝐬𝐢𝐭𝐢 𝐝𝐢 𝐪𝐮𝐚𝐥𝐢𝐟𝐢𝐜𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐧𝐞𝐜𝐞𝐬𝐬𝐚𝐫𝐢, 𝐩𝐮𝐨̀ 𝐬𝐩𝐞𝐧𝐝𝐞𝐫𝐞 𝐚𝐧𝐜𝐡𝐞 𝐪𝐮𝐞𝐥𝐥𝐢 𝐝𝐞𝐥 𝐜𝐨𝐧𝐬𝐨𝐫𝐳𝐢𝐨 𝐬𝐭𝐚𝐛𝐢𝐥𝐞 𝐝𝐢 𝐜𝐮𝐢 𝐟𝐚 𝐩𝐚𝐫𝐭𝐞 ?

RISPOSTA:

Con sentenza n. 4417 del 12.10.2020 il T.A.R. Campania ha sostenuto che il cd. “cumulo alla rinfusa” dei consorzi stabili, ossia la possibilità di utilizzare, ai fini della qualificazione, tanto i requisiti di maturati in proprio, tanto quelli posseduti dalle singole imprese consorziate designate per l’esecuzione, sebbene ammesso in via generale nella legislazione in materia di contratti pubblici, non può tuttavia trovare applicazione per le qualificazioni nelle gare per lavori relativi ai beni culturali, per i quali vi è una disposizione derogatoria costituita dall’art. 146, comma 2, del d.lgs. n. 50/2016, laddove dispone che gli interventi sui beni culturali “sono utilizzati, per la qualificazione, unicamente dall’operatore che li ha effettivamente eseguiti”.

Tanto in conformità all’orientamento dell’Anac(delibera 26 settembre 2019, n. 822) e del Consiglio di Stato (Cons. Stato, sez. V, 16 gennaio 2019, n. 403), secondo cui la diretta correlazione tra l’esecutore dei lavori e la titolarità della qualificazione in termini di attestazione per i lavori eseguiti, trova il suo fondamento nella particolare delicatezza degli interventi sui beni culturali derivante dalla necessità di tutela dei medesimi, in quanto beni testimonianza avente valore di civiltà, espressione di un interesse prioritario nella gerarchia dei valori in gioco (art. 9 Cost.).